giovedì 24 aprile 2008

Il monk

La maestra ci assegna un compit: parla di un animal che ti assomigl. Io ho scelto il Monk. Il Monk è un po’ zopp e un po’ sord. Manca sempre di qualcos, ed è per questo che si chiama così: è un po’ monc. Mi assomigl non tant per le tre zamp lunghe e sottil, o per il becc adunc e affilat, o per la pelle squamat color argent. No, il Monk mi assomigl perché è come me. Anch’io infatti mi sento un po’ monc di qualcos, per via del mio difett di pronunc che mi fa scordar, a volt, le lettere final di una parol.


Il monk è pubblicato sul blog del fantareale

mercoledì 23 aprile 2008

Scrutatori non votanti

A tutti gli astenuti, passati e futuri...

Lo scrutatore non votante

(S. Bersani)

Lo scrutatore non votante
è indifferente alla politica
ci tiene assai a dire “oh issa!”
ma poi non scende dalla macchina
è come un ateo praticante
seduto in chiesa la domenica
si mette apposta un po’ in disparte
per dissentire dalla predica

lo scrutatore non votante
è solo un titolo o un immagine
per cui sarebbe interessante
verificarlo in un indagine,
intervistate quel cantante
che non ascolta mai la musica
oltre alla sua in ogni istante
sentiamo come si giustifica

lo scrutatore non votante
è come un sasso che non rotola
tiene le mani nelle tasche
e i pugni stretti quando nevica
prepara un viaggio ma non parte
pulisce casa ma non ospita
conosce i nomi delle piante
che taglia con la sega elettrica

lo scrutatore non votante
conserva intatta la sua etica
e dalle droghe si rinfresca
con una bibita analcolica
ha collegato la stampante
ma non spedisce mai una lettera
si è comperato un mangia-carte
per sbarazzarsi della verità

lo scrutatore non votante
è sempre stato un uomo fragile
poteva essere farfalla
ed è rimasto una crisalide
telefonate al cartomante
che non contatta neanche l’aldiquà
siccome è calvo usa il turbante
e quando è freddo anche la coppola

lo scrutatore non votante
con un sapone che non scivola
si fa la doccia 10 volte
e ha le formiche sulla tavola
prepara un viaggio ma non parte
pulisce casa ma non ospita
conosce i nomi delle piante
che taglia con la sega elettrica

prepara un viaggio ma non parte
pulisce casa ma non ospita
lo fa svenire un po’ di sangue
ma poi è per la sedia elettrica.


martedì 22 aprile 2008

La giornata della Terra

Cara Terra, oggi si celebra la tua Giornata…
E’ dal 1970, da quando il senatore del Wisconsin Gaylord Nelson radunò in piazza 20 milioni di americani per una mobilitazione senza precedenti in favore dell’ambiente, che una volta all’anno ci si ferma a riflettere sul nostro rapporto con te…
Ok, va bene, hai tutto il diritto di girarti dall’altra parte e non starci a sentire… una sola giornata all’anno non basta… dovremmo essere consapevoli del male che ti facciamo ogni giorno…
Ma che vuoi, alcuni di noi sono troppo occupati a fare soldi, e pazienza se per farli inquinano i tuoi cieli, i tuoi mari, le tue foreste… tu sai bene che semineremo domani quanto stiamo raccogliendo oggi, e che ogni ferita che infliggiamo a te nel presente, farà sanguinare noi nel futuro.
Cosa possiamo dirti? Possiamo prometterti di essere, nel nostro piccolo, cittadini della Terra responsabili, accorti, previdenti. Proveremo a non sprecare e distruggere le risorse che tu ci fornisci; proveremo a far sentire la nostra voce ai potenti del mondo; ci impegneremo affinché i nostri governi capiscano che non si può rimanere schiavi del petrolio, ma che bisogna guardare ad altre fonti di energia, più pulite e meno costose; ci impegneremo affinché il problema del clima non passi in secondo piano, relegato a comparsa tra una campagna di guerra e una campagna elettorale.
Nel frattempo, non possiamo che chiederti perdono… nella speranza che l’Earth Day sia celebrato ogni giorno della tua e della nostra vita.


Laudato sii, mio Signore, per sorella nostra madre Terra,
la quale ci sostenta e ci governa,
e produce diversi frutti con coloriti fiori ed erba.

San Francesco d’Assisi


sabato 19 aprile 2008

Il mitra di Berlusconi

Durante una conferenza stampa congiunta Putin-Berlusconi a Villa Certosa, una giornalista russa fa una domanda scomoda allo “zar” riguardo al suo divorzio. Putin risponde piccato. Interviene Berlusconi che, per sdrammatizzare, mima il gesto del mitra in direzione della giornalista, come a volerle sparare per la domanda inopportuna.

Non è una barzelletta, ma l’ennesima, terrificante gaffe dell’uomo che dovrebbe rappresentare l’Italia in giro per il mondo nei prossimi anni.
Una gaffe macabra, considerato che in Russia, negli ultimi dieci anni, sono morti più di duecento giornalisti, e che non si sono mai ritrovati gli assassini.

Continuiamo così: facciamoci del male!


giovedì 3 aprile 2008

Non abbiate paura

La sera del 2 aprile 2005 ero a cena con amici, quando ci ha raggiunto la notizia della morte di Giovanni Paolo II. Non arrivò inaspettata, perché il nostro caro Papa era malato da tempo, ma fu come un colpo di frusta. Il giorno dopo mancava qualcosa. Sentivi nell’aria un sapore diverso, come se si fosse creato un vuoto, un piccolo forellino in una parete di granito. La sua assenza pesava già, come l’assenza di una persona cara a cui hai voluto bene, qualcuno che ti ha guidato con amore, indicandoti la strada. Allora, a prevalere, era il grido di dolore di un’intera generazione che era cresciuta con quest’uomo straordinario, paladino della fede e della speranza. Un uomo che ha abbracciato la croce fino all’ultimo, e per cui, in quei tristi giorni, avevo scritto questa poesia:

Il Papa è morto,
il mio Papa è morto,

che gli uomini del mondo smettano di urlare.

Non voglio che abbassino la voce,

voglio che facciano silenzio,

perché in questa silenziosa sospensione

solo il mio grido di dolore

dall'universo possa essere accolto;

che si oda in fondo alle valli del peccato

che sorvoli i capi chini dei fedeli in preghiera

che scuota i monti con terribili echi

che baci i volti dalle lacrime rigati.

E quando il mio dolore non avrà più voce

che tutti continuino a fare silenzio

per consentirmi di varcare l'invisibile soglia

di quella porta che Lui mi ha spalancato,

dove il mio furente grido è un dolce sussurrare

con tremore al vento la parola speranza.

Ma oggi, superato il dolore della perdita, cosa rimane di Karol Wojtyla nei cuori di chi ha ascoltato la sua voce? Rimane quella frase, pronunciata molte volte, ripetuta come un mantra, presente nel Vangelo… “Non abbiate paura!” Ed io me la ripeto, ogni volta che tremo di fronte all’ignoto che mi si pone innanzi, ogni volta che no so dove andare, e sento la sua voce gridare alla folla: “Non abbiate paura!”

Non abbiate paura degli uomini, non abbiate paura di affrontare nuovi problemi, non abbiate paura di quello che non capite e di ciò che non conoscete, non abbiate paura di chi vi può comandare, non abbiate paura di chi vi fa del male, non abbiate paura della solitudine, non abbiate paura di chi non vi capisce, non abbiate paura di affrontare un cambiamento, non abbiate paura d’amare, non abbiate paura dell’imprevedibilità, non abbiate paura delle deviazioni, non abbiate paura del dolore, non abbiate paura della morte.

Lui ci aspetta là, nella casa del Padre, col sorriso di sempre.