venerdì 22 febbraio 2008

Sulla scogliera, a mezzogiorno, mentre il vento parla al cielo d'infinito

Ero una sfera di cristallo, ero roccia
Ero polvere, nuvole, silenzio e tempeste
Ero Proust prima che il tempo si perdesse.

Ero un canto obliato negli abissi di uno sguardo,
il capolavoro mancato di un genio inesprimibile.
Ero tutto ciò ch’era vero e tutto quanto era possibile.

Il mare non giudica, non punisce. Il mare è
Sulla battigia del tempo l’onda incide le sue ore.

Sono l’assassino dell’anima di chi non ho amato
Sono colpevole di meditata pigrizia e infinita incoscienza
Sono misera parentesi nel grande libro della scienza.

Sono la creazione di me stesso e il suo contrario
ciò che avrei dovuto essere e l’essere che diventerò.
Sono uno scheletro rivestito di pensieri e giù nel mare m’annienterò.

Il mare non giudica, non punisce. Il mare è
Sulla battigia del tempo l’onda incide le sue ore.

Sarò ripescato dal caldo ventre dell’oceano
Sarò ricordato come epico temerario o inguaribile sciocco
Sarò silenzio e sinfonia, vento di maestrale e scirocco.

Sarò un ricordo indelebile o confuso nella sera
una vaga e informe idea ospitata da memorie vive
Sarò una traccia invisibile nel cielo, e colui che sull’acqua scrive:

Il mare non giudica, non punisce. Il mare è
Sulla battigia del tempo l’onda incide le sue ore.

martedì 19 febbraio 2008

Impotenza

Stare lontani dalle persone che si amano. Sentirle soffrire, senza poterle vedere… toccare. Sforzarsi di proiettare, a chilometri di distanza, i propri pensieri. Vederli partire, sparire oltre l’orizzonte. Immaginarli leggeri, superare le valli, scavalcare i cancelli, sorvolare fiumi e persone. E vederli perdersi, per vie sconosciute, molto prima della meta, irraggiungibile, lontana. Voler donare il proprio conforto, anche solo l’involucro della propria speranza. Non poterlo fare attraverso parole distanti. Gli anni luce, le stelle, l’etere… basta solo una manciata di metri per sentirsi separati. Impotenza. Che ti gira intorno, ti avvolge, t’imprigiona. Ma non sa il segreto che il vento sussurra agli alberi ogni sera: tra due anime affini non può esserci divisione, il vuoto apparente che le separa è solo il regno invisibile della condivisione.

martedì 12 febbraio 2008

Che io sappia i leoni non sparano (nemmeno agli agnelli)

L’utilizzo di titoli metaforici è tornato in voga (anche al cinema). Per chi ha una buona cultura o la possibilità di ricevere informazioni sui film in uscita, titoli come “Nella valle di Elah” o “Cassandra’s dream” non costituiscono particolari ostacoli alla comprensione. Ma per tutti gli altri? Ho ironizzato sull’argomento parlando dell’ultimo film di Robert Redford, il quale tratta l’argomento della guerra ma si intitola “Leoni per agnelli”. Gli agnelli (sacrificali) sarebbero i soldati mandati al macello dai generali. Ma uno che non lo sa, è capace di entrare al cinema convinto di assistere a un film sullo zoo di Berlino (o quasi)… Ecco il mio articolo pubblicato on line sulla rivista Omero: Che io sappia i leoni non sparano (nemmeno agli agnelli)


giovedì 7 febbraio 2008

La fama logora chi ce l'ha

La fama è un peso che schiaccia chi ha spalle troppo fragili per poterlo sostenere. In quest’epoca pesante di per sé, dove bisognerebbe aspirare alla leggerezza delle farfalle. Liberi di essere quel che siamo. Senza finzioni, senza menzogne, senza telecamere accese. Ma noi siamo da sempre attratti dal mito, come Icaro è attratto dal sole. A questo riguardo, ho scritto un articolo sulla rivista Omero. Argomento: il peso della fama e la distruzione del mito. Attraverso l’analisi di due film: La leggenda di Beowulf e L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford.

sabato 2 febbraio 2008

Un posto più grande, into the wild

Se state lavorando, smettete di lavorare. Se state studiando, smettete di studiare. Se state cucinando, smettete di cucinare. Qualsiasi cosa stiate facendo, lasciatela. Uscite fuori di casa. Correte fuori. Scavalcate i cancelli della vostra pigrizia. Abbattete i muri della routine quotidiana. E fiondatevi, come girasoli in cerca di raggi di luce, verso il primo cinema che proietti questo titolo: INTO THE WILD – NELLE TERRE SELVAGGE. Semplicemente maestoso.

“E’ un mistero per me
abbiamo un’avidità
che abbiamo accettato
pensi di dover volere
più di quello che ti serve
e che finché non l’avrai
non sarai libero.
Società
sei una razza folle
spero non ti sentirai sola senza di me
(…)
credo di dover trovare un posto più grande
perché quando hai più di quello che pensi
hai bisogno di più spazio”

(“Society” di Eddie Vedder, dalla colonna sonora di Into the wild)


“Quando si perdona, si ama. E quando si ama, la luce di Dio scende su di noi.”

“La felicità è vera solo quando condivisa.”



venerdì 1 febbraio 2008

La ricerca della semplicità

Vivo un conflitto interiore tra il mondo della complessità, di cui faccio parte, e il mondo della semplicità, in cui aspiro entrare. Il mio cuore mi dice che la felicità e la verità dimorano nella semplicità. Anche l’esperienza conferma che tale tesi sia fondata. E tuttavia all’atto pratico continuo ad essere un uomo complicatissimo, il quale in tutti i campi dell’esistenza gioca per accumulo. Accumulo pensieri, parole, libri, film, musiche, riflessioni, affetti, saperi. Ma poi nulla mi procura più sollievo che fermarmi muto e passivo di fronte al tramonto della sera.