venerdì 22 febbraio 2008

Sulla scogliera, a mezzogiorno, mentre il vento parla al cielo d'infinito

Ero una sfera di cristallo, ero roccia
Ero polvere, nuvole, silenzio e tempeste
Ero Proust prima che il tempo si perdesse.

Ero un canto obliato negli abissi di uno sguardo,
il capolavoro mancato di un genio inesprimibile.
Ero tutto ciò ch’era vero e tutto quanto era possibile.

Il mare non giudica, non punisce. Il mare è
Sulla battigia del tempo l’onda incide le sue ore.

Sono l’assassino dell’anima di chi non ho amato
Sono colpevole di meditata pigrizia e infinita incoscienza
Sono misera parentesi nel grande libro della scienza.

Sono la creazione di me stesso e il suo contrario
ciò che avrei dovuto essere e l’essere che diventerò.
Sono uno scheletro rivestito di pensieri e giù nel mare m’annienterò.

Il mare non giudica, non punisce. Il mare è
Sulla battigia del tempo l’onda incide le sue ore.

Sarò ripescato dal caldo ventre dell’oceano
Sarò ricordato come epico temerario o inguaribile sciocco
Sarò silenzio e sinfonia, vento di maestrale e scirocco.

Sarò un ricordo indelebile o confuso nella sera
una vaga e informe idea ospitata da memorie vive
Sarò una traccia invisibile nel cielo, e colui che sull’acqua scrive:

Il mare non giudica, non punisce. Il mare è
Sulla battigia del tempo l’onda incide le sue ore.

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