lunedì 31 marzo 2008

Sera d'agosto

Mi giro alla mia sinistra. Sono solo. C’è silenzio, e lei non c’è. La sua non è solo un’assenza fisica. E’ lontana, come la mia vista potrebbe essere lontana dall’orizzonte del mare. E’ accaduto qualcosa, qualcosa che io non so spiegare. E’ bastato un attimo, e lei non c’era più, era già distante, era già ricordo. Come una pioggia d’agosto, estemporanea e breve, improvvisa e passeggera. E’ venuta, mi ha rapito, se n’è andata, e io non ci ho capito niente. Chiedo al vento spiegazioni, ma odo solo sibili confusi. Chiedo lumi al silenzio, mio compagno d’infanzia, ma non mi parla. Galleggio nell’incertezza e nella confusione, come un fiocco di neve che non sa se sciogliersi in aria o aspettare il contatto con la terra. Una divina incomprensione prende possesso dei miei sensi. Opporre resistenza è inutile, accettare l’imponderabile è l’unica via. Io amo, io soffro, non comprendo, accetto. Le lancette vanno via, l’afa comprime i miei pensieri, e butto via questo foglio anonimo e questa serata pallida.

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