sabato 14 giugno 2008

La voce della montagna

Trapani elettrici. Martelli pneumatici. Chiacchiere. Il rimbombo sordo di un rotore. Pale di elicotteri. Clacson. Urla sommesse. Urla gridate. Motorini. Marmitte. Lo scarico dello sciacquone. Ascensori che salgono. Battistrada sull’asfalto. La metro che arriva. Il bus che va. Tv accese. Radio. Muri penetratri da chiodi. Il fuoco acceso dei fornelli. Lambrette. Tacchi a spillo sul pavimento. Mobili spostati. Telefonini che squillano. Telefonini che vibrano. Rumori. Caos. Lancette dell’orologio. Il citofono che gracchia. Pugni che bussano alla porta. Squilli di telefono. Campanelli. Campanacci. Campari stappati. Fuochi d’artificio. Botti. Pistole che sparano in televisione. Vasi che si rompono. Libri che cadono. Centrifuga. L’acqua che sbatte sulle stoviglie. Il frigo che si apre. Stridolii. Strepiti. Lampadine fulminate. Città. E poi…

… ritrovarsi a duemila metri d’altezza. Nessuno nel raggio di chilometri. L’aria della montagna scortica la crosta della tua faccia metropolitana. Il vento sussurra agli alberi. Parole d’amore. Neve. Pensieri dispersi. Lo sgocciolio lento dell’acqua sulle cime degli alberi, sul confine sottile tra la punta di un ramo e l’aria del mattino. Sudore. Rugiada. Nembi che procedono più veloci dei tuoi passi. Il cuculo canta dal cuore della foresta. Alberi. Ruscelli. Nebbia oltre l’orizzonte. Bucaneve. Fili d’erba. La mente sommersa dall’infinito non contiene le parole. Straripano, e si disperdono per i sentieri che attraversi. Le lasci lì, a oziare. Ne perdi mille, poi cento, poi dieci. E te ne ritrovi senza. Nessuna parola. Solo il silenzio. Nessuna chiacchiera umana. Solo la voce di Dio. Su, fino alla vetta, dove il vento dimora nei giorni di burrasca. Dove più in là creatura umana non può andare. Solo le aquile, imperatrici del cielo. E nella nebbia fitta, vedere più di quanto hai mai visto. Non gli occhi mortali ti soccorrono, ma qualcosa che è dentro di te. E che non ha parole. Non ha odore. Non ha suono. Non ha colore. C’è, e basta. Come te. Come la voce della montagna che ti parla… e che ti dice piano cose che voi umani non potreste mai immaginare.

Nessun commento: