giovedì 13 novembre 2008

Si può fare

L’influenza è in arrivo. “La fidanzata di papà”, nuovo triste esempio di film prenatalizio di Boldi e compagnia, in attesa del natalizio e cristiandesicano “Natale a Rio de Janeiro”, sbarcherà domani nei cinema italiani con un numero di copie mostruoso. Per vaccinarvi contro l’idiozia spacciata per cinema, vi suggerisco di andare a vedere, e di fare vedere ai vostri amici, “Si può fare”, intelligente e divertente commedia di Giulio Manfredonia su una cooperativa sociale di ex pazienti di ospedali psichiatrici, ambientato negli anni ’80 subito dopo la riforma Basaglia che ha chiuso i manicomi, dando una possibilità di reinserimento sociale a queste persone considerate dai più “matti”. I veri matti sono quelli che, anziché andarsi a vedere questo delizioso film – interpretato da attori bravissimi e carico di umorismo e profondità – decideranno autolesionisticamente di sprecare due ore della loro esistenza (pagate per giunta) andando dietro ai filmetti natalizi di cui sopra. Il fatto è che il film di Manfredonia è stato distribuito in pochissime copie e non ha avuto alcuna pubblicità. Perciò l’unica possibilità che ha di essere visto è il passaparola. Difficile? Sì, ma io dico che “si può fare”. Perciò vi esorto a darvi una mossa per aiutarlo.
Una piccola chicca: ho assistito alla proiezione della pellicola a Trieste. Oltre al cast era presente lo sceneggiatore, il quale – a proposito del titolo – ha detto: “Ho depositato la prima stesura della sceneggiatura alla SIAE nel 2001, e già allora si intitolava “Si può fare”. Se fossi stato in America, avrebbero detto che ho anticipato il motto di Obama. Siccome sono in Italia, mi hanno accusato di aver copiato Veltroni.”

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