domenica 19 ottobre 2008

Basta un telecomando

Qualcuno dice che la televisione fa schifo (per usare un eufemismo). Ed è pronto a scaraventare il televisore fuori dalla finestra di casa (conosco chi l’ha fatto) rivendicando il diritto di crescere i propri figli senza l’infernale mezzo di perdizione!
Qualcun altro dice che si stava molto meglio prima, quando invece di rimbambire davanti a uno schermo, ci si rilassava leggendo un bel libro…
Qualcun altro inveisce contro i programmi spazzatura, ribadendo disgustato che “L’isola dei famosi” o “Amici” o “Il grande fratello” sono il risultato della degenerazione socio-culturale del nostro secolo.
Peccato poi che i primi si ritrovano con dei figli sociopatici presi di mira dai compagni di classe che li sfottono perché non sanno cosa sia Striscia la notizia e non hanno mai visto un GP di Formula 1 in tv, e non conoscono il Dottor House né la faccia di Piero Angela né la pubblicità del Mulino Bianco
I secondi invece anziché leggere un bel libro se ne stanno davanti alla tv a guardarsi La Signora in giallo (come se fossero costretti).
E i terzi conoscono ogni minimo particolare di quello che criticano: infatti sono i primi spettatori dei programmi contro cui inveiscono.
Io dico che siamo diventati pazzi! Dico che la verità è talmente banale che anche un bambino di quattro anni saprebbe spiegarvela (vi sorprendereste dell’acume di certi bambini di quattro anni, che a volte sono più maturi dei trentenni genitori). Dico che la televisione è un mezzo, tutto qui. Come la radio, il cinema, la stampa… E che ognuno di noi è dotato della libertà di farne quello che vuole.
Se la televisione ti offre programmi che ti interessano, guardali.
Se non te li offre, non guardarli.
Se ti va, accendila.
Se non ti va, tienila spenta.
Puoi guardarla una volta al mese o sette ore al giorno. Dipende solo da te. Perciò non mi venire a dire che non sopporti un certo programma. Se non lo sopporti vuol dire che lo guardi. Perché se non lo guardassi non avresti nulla da sopportare o non sopportare.
Una volta un tizio mi fa: “Io odio i programmi della De Filippi! E tu?”
E io gli rispondo: “Io no. Non li guardo, quindi non li conosco, e non posso odiare qualcosa che non conosco.” Il punto è questo. Perché guardare qualcosa che non ci piace solo per il gusto di criticarla? Siamo davvero così masochisti?
Io guardo solo ciò che amo. Così non mi sento costretto a odiare niente. E’ semplice, no? Basta un telecomando.
A volte vorrei che fosse così anche con gli uomini. Che bastasse un telecomando per dimenticare le persone che ci hanno fatto del male. Cancellare dal nostro palinsesto televisivo i torti subiti e le offese ricevute. Eliminare lo sgradevole e l’insopportabile. Ma poi penso che se Dio non ci ha concesso questa possibilità, è proprio perché la vita non è qualcosa che puoi accendere e spegnere a tuo piacimento. E non sei tu a stabilire chi incontrerai e chi no, chi conoscerai e chi noi, chi ti amerà e chi no. Ogni incontro è un dono che ti viene recapitato perché tu ne faccia buon uso. E qualsiasi effetto porti (sopportabile o insopportabile, gradevole o sgradevole) ha la conseguenza di farti fare un passo in avanti nel cammino che porta alla conoscenza di te stesso. Se bastasse un telecomando per eliminare quello che non ci piace della nostra vita, tutto sarebbe più facile ma anche più vuoto. Fortuna che non è così.


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