sabato 28 aprile 2007

Una scomoda verità

L’altro ieri, in Vaticano, 80 studiosi di venti nazioni si sono riuniti per un seminario sul riscaldamento globale. Il Papa ha invitato a promuovere “stili di vita, modelli di produzione e consumo improntati al rispetto del creato e alle reali esigenze di progresso sostenibile dei popoli, tenendo conto della destinazione universale dei beni, come ripetutamente ribadito dalla Dottrina sociale della Chiesa.”

In particolare “il dominio dell’uomo sul creato, voluto da Dio, non deve essere dispotico e dissennato. L’uomo deve coltivare e custodire i beni creati.”


Ecco, com’è che l’uomo finora ha coltivato e custodito i beni creati?

Immettendo gas nocivi nell’atmosfera, provocando il buco nello strato di ozono e l’innalzamento della temperatura terrestre, inquinando le acque con i veleni delle grandi industrie, abbattendo gli alberi di intere foreste, depredando, saccheggiando, provocando l’estinzione o la drastica diminuzione di specie animali...

“La verità ti fa male…” cantava Caterina Caselli.

A provare ad aprirci gli occhi ci ha pensato anche il regista Davis Guggenheim, filmando “Una scomoda verità”, film che ha vinto l’Oscar per il miglior documentario, pochi mesi fa.

Il film è incentrato sui dibattiti pubblici tenuti nel corso degli ultimi anni da colui che è stato brillantemente definito “l’ex futuro presidente degli Stati Uniti”, il senatore Al Gore, che ha speso la sua vita in favore della causa ambientalista, promuovendo a più livelli e in più nazioni una campagna di sensibilizzazione nei confronti di un problema molto serio come il surriscaldamento globale.

Servendosi di dati scientifici e statistici incontrovertibili, e ricorrendo anche all’ironia, Gore ci mostra con drammatica efficacia quanto l’uomo sia responsabile dell’attuale condizione climatica del pianeta, e quanto sia pericoloso continuare a ignorare o minimizzare il problema.

L’innalzamento delle temperature medie (lo scorso anno in varie parti del mondo il termometro si è fermato a 52°, in zone che non avevano mai raggiunto una tale temperatura), lo scioglimento dei ghiacciai artici e antartici (che di questo passò avrà conseguenze catastrofiche sull’intero pianeta), la proliferazione di malattie che col caldo si diffondono con più facilità, la scomparsa delle barriere coralline, l’estinzione di specie animali fondamentali per l’ecosistema, l’innalzamento del livello dei mari, l’incremento esponenziale di fenomeni atmosferici estremi (alluvioni, tempeste, uragani). Tutto ciò e molto più non è una previsione futura ma sta accadendo adesso!

Mentre noi ci crogioliamo nei nostri affarucci, sorseggiando coca-cola sdraiati sul divano mentre la tv trasmette i blateranti interventi di bifolchi in mutande che ci strizzano l’occhio, il nostro meraviglioso pianeta sta morendo.

E siamo noi gli assassini.

Mentre facciamo finta di nulla perché “non è un problema mio, ci pensino i governi a fare qualcosa!” oppure “siete i soliti catastrofisti esagerati, la situazione in fondo non è così grave!”, tutto ciò che conosciamo e amiamo sta per scomparire, e nel giro di una cinquantina d’anni potremmo trovarci a rimpiangere quel mondo che oggi tanto inconsapevolmente stiamo contribuendo a distruggere.

Guardare film come “Una scomoda verità”, interessarsi all’argomento, aprire finalmente gli occhi su ciò che accade, contribuire a salvare il pianeta, non sono solo dei passatempi opzionali, ma delle scelte morali che abbiamo il dovere di compiere.

Altrimenti i nostri figli e nipoti avranno tutto il diritto di guardarci come dei “mostri insensibili” che hanno consegnato loro le chiavi di un mondo invivibile.


Nota a margine: per renderci conto dei cambiamenti in atto, non ci vuole poi una mente così geniale. Basterebbe osservare con più attenzione ciò che avviene a un metro di distanza dal nostro naso.

Ad esempio, ieri sistemando l’armadio ho guardato con un filo di malinconia il mio cappotto invernale. Quest’anno non l’ho usato! E’ rimasto lì nell’armadio per un anno intero. Non l’ho uscito nemmeno una volta. Non l’ho indossato.

Perché? Semplice. Perché qui in Sicilia, quest’anno, l’inverno non è arrivato.

L’autunno si è posticipato, la primavera ha anticipato, e l’inverno è semplicemente sparito. Una-due settimane di freddo tiepido, una-due settimane di pioggerellina stitica. Tutto qui. I termosifoni sono rimasti quasi sempre spenti, e il mio cappotto è rimasto nell’armadio.

Quant’erano belle le stagioni, vero?

Quant’era bello aspettare il primo raggio di sole della primavera dopo un rigido inverno!

Lontani ricordi. E preparatevi per un’estate torrida.

Ma io esagero, vero? Eh già, sono solo un catastrofista.

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