lunedì 2 aprile 2007

Sul senso di colpa

Se c’è una cosa che trovo insopportabile è il senso di colpa. Sentirmi in colpa per un errore, una mancanza, una negligenza grave mi opprime, mi soffoca, mi tormenta. Il vero senso di colpa è sempre emozionale, viscerale, e mai razionale. Ti parte dallo stomaco e si diffonde in tutto l’organismo. E’ un cancro che ti divora, e ti annienterebbe se non ci fosse il perdono a salvarti. Ecco allora spiegato il detto secondo cui “la maggior punizione per chi commette un crimine è l’averlo commesso”.
Mentire, fare del male, mancare in qualcosa, riconoscere di essere la fonte del disagio o del dolore altrui è una punizione in sé terrificante. Ma sono tutti a provare questo senso di colpa, il cosiddetto rimorso di coscienza per il male commesso?
Il vero senso di colpa è raro. Io lo provo in rare occasioni. Ciò che gli assomiglia, e che si prova quotidianamente, è il dispiacere per aver commesso un errore, una mancanza, un peccato che tuttavia il nostro cuore/organismo non ritiene così grave da farci stare male fisicamente (come avviene col senso di colpa). A me dispiace di aver sbagliato, di essere stato negligente, di avere fatto qualcosa che non dovevo fare. Ma questo tipo di dispiacere è del tutto razionale. Io comprendo che quel che ho fatto non era giusto. Riconosco di avere sbagliato. Mi pento per l’errore commesso. Mi riprometto di non commetterlo più. Il dispiacere provoca una reazione positiva (imparare dal mio errore per non ripeterlo). Ho elaborato a livello puramente razionale l’errore commesso, e ne ho ricavato un beneficio. Ma il mio stomaco, per rendere l’idea, non è interessato dal processo. Ben diverso è il senso di colpa, che è talmente violento a livello psico-fisico da non lasciarmi nemmeno il tempo per razionalizzarlo. Mi fa venire voglia di sparire e sprofondare, di fustigarmi e chiedere perdono fino alla fine dei miei giorni, mi fa stare male.
E’ proprio questo il senso di colpa di cui è piena la vita dei santi. San Francesco, ad esempio, era spesso assalito dal senso di colpa nei confronti di Dio, verso il quale si sentiva mancante e irriconoscente. Egli davvero sentiva di essere colpevole nei confronti del Padre, e chiedeva il suo perdono e la sua misericordia. Provava spesso quel senso di colpa che io provo raramente. Inoltre il mio senso di colpa si limita alla sfera umana, e più ancora alla mia famiglia. Quando mai invece ho provato autentico senso di colpa nei confronti di Dio? Nei suoi riguardi provo dispiacere quando lo trascuro, dispiacere quando gli faccio mancare la mia riconoscenza, dispiacere quando lo ignoro. Mi dispiaccio, ma non provo dolore per la colpa commessa. Confesso i miei peccati, ma il mio cuore/stomaco non li reputa mai così gravi da farmi desiderare una punizione per espiarli. Tutto avviene a livello razionale, laddove giudico i miei peccati, ne ricerco le cause, mi riprometto di non commetterli più. Ma Dio è tristemente distante in questo processo, poiché il mio sano timore nei suoi confronti è assente. Forse è presente a livello inconscio, forse il senso di colpa si manifesta in altri modi, ma io non arrivo a sentirlo, se non come eco lontana.

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