sabato 26 maggio 2007

Io appartengo a Gesù

Come già detto, prima della rivincita con gli inglesi dentro di me mi ripetevo che, se esisteva una giustizia divina applicata allo sport, dovevamo riprenderci ciò che ci era stato tolto due anni fa. Che fossimo quasi "benedetti" dal cielo mercoledì sera lo hanno fatto capire tante cose. A me piace ricordare alcuni gesti dei giocatori del Milan:

Clarence Seedorf al termine della partita ha mostrato una maglietta con la foto di una bambina. Si trattava della figlia di un amico, da poco salita in cielo.

Filippo Inzaghi ha dedicato i suoi gol ad Alberto D'Aguanno, giornalista di Mediaset e suo amico, scomparso di recente.

Massimo Ambrosini ha indossato a fine partita una maglietta dedicata “alla mia parrocchia, quella del Cristo Re. Perché ci si deve ricordare sempre da dove si è venuti”.

Ricardo Kakà, come sempre, ha dedicato la vittoria "a Dio, che mi ha concesso questa grande gioia". Nella foto sotto lo vedete mentre prega in mezzo al campo a fine partita. Sulla maglietta si legge:

I BELONG TO JESUS (IO APPARTENGO A GESU')

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Se non ci fosse una nota di ironia in quello che hai scritto in questi due ultimi temi io ci leggo delle conclusioni veramente inopportune per non dire blasfeme! E' un po' triste banalizzare l'interpretazione del volere di Dio, questo è quello che volevo dirti.. spero di non offendere!
Ilaria

marco ha detto...

Cara Ilaria forse è un po' azzardato arrivare a questo tipo di conclusioni, che le giudichi blasfeme mi sembra esagerato! Ci sono persone che in alcuni momenti della loro vita sanno capire cosa è volere di Dio e cosa no, certo è un po' rischioso lasciarsi andare a determinati ragionamenti, ma in fondo ognuno pensa quello che vuole e ti sfido a dimostrare che ciò che ha scritto Giulio sia infondato!

Giulio ha detto...

Cara Ilaria,
forse è esagerato pensare che in ogni piccolo evento della nostra vita, in ogni gesto, in ogni coincidenza, in ogni incontro, sia Dio a guidare tutto con la sua mano invisibile. Tuttavia trovo meraviglioso rivolgere il nostro pensiero al Padre per ringraziarlo di ogni gioia, anche quella che agli occhi di molti potrebbe apparire insignificante o troppo "terrena". Non voglio certo interpretare il volere di Dio, dicendo che ora è lui a stabilire i risultati delle partite o roba del genere. Quello che voglio dire è che lo sport (così come la musica, così come l'arte, così come ogni attività umana nata dalla passione per un aspetto particolare della vita) può essere visto come una grande metafora della vita, che dà amarezze e gioie, che concede sempre nuove possibilità, che ti fa assaporare l'amaro sapore della sconfitta per poi permetterti di risollevarti. E pensare che tutto ciò non sia casuale, non lo trovo blasfemo. Grazie per il tuo intervento.
Giulio