venerdì 25 maggio 2007

Trauma rimosso

Esattamente due anni fa. Istanbul. Finale di Champions League: Milan-Liverpool. Fine del primo tempo. Vinciamo 3 a 0. Già preparo i festeggiamenti, pregusto il fischio finale, visualizzo Maldini che alza al cielo la coppa.

Finisce l’intervallo. Le squadre tornano in campo. Qualcosa non va. Qualcosa è cambiato. Lo capisci nell’aria. Lo senti. Il Liverpool fa il 3 a 1. Passano pochi minuti. Il Liverpool fa il 3 a 2. Passano due minuti. Il LIverpool fa il 3 a 3. Stordito e incredulo, aspetto di svegliarmi da un momento all’altro. Non mi sveglio.

Si va ai supplementari. Poi ai rigori. Un clown travestito da portiere ne para più del dovuto. Perdiamo. La coppa va al Liverpool. Io cerco ancora di svegliarmi. Invano.

Il giorno dopo la peggior disfatta sportiva della mia vita di tifoso un unico pensiero mi attraversa la mente: “se esiste una giustizia divina anche nel calcio un giorno ci sarà restituito ciò che ci è stato ingiustamente tolto. Un giorno torneremo a giocarci la finale contro il Liverpool, e ci riprenderemo quella coppa che abbiamo perso.”

Ma esiste una giustizia divina anche nello sport?

Shevchenko, il giorno dopo la finale, ha commentato amaro: “Il calcio dà e il calcio toglie.” Si riferiva a ciò che era successo due anni prima, a un’altra finale, ad altri rigori. Ma per capire bisogna partire da lontano. Facciamolo.


Carlo Ancelotti è l’allenatore della Juventus. Tranquillo, educato, gentile, mai sopra le righe. Gioca due campionati sulla panchina della Juve. Rimane in testa fino alla penultima giornata ma, in entrambe le occasioni, viene rimontato e perde lo scudetto all’ultima partita. L’unica pecca che gli si potrebbe imputare è quella di essere stato molto sfortunato. Ma la dirigenza della Juventus non la pensa così ed esonera Ancelotti. Alcuni pseudo-tifosi rincarano la dose con uno striscione eloquente: “Un maiale non può allenare una squadra di calcio”.

Ancelotti non reagisce. Incassa da gentiluomo e accetta la situazione.

Due anni dopo, nel 2003, Ancelotti è l’allenatore del Milan. E il Milan arriva al traguardo più prestigioso: la finale di Champions League. Avversario? Ma naturalmente la Juventus, quella squadra che lo aveva ingenerosamente cacciato.

Ebbene: il Milan vince.


Il calcio dà, il calcio toglie.


La vittoria del Milan sulla Juve arriva ai rigori. Il rigore decisivo, quello che ci dà la coppa, lo realizza Andrij Shevchenko.

Due anni dopo, nella finale di Istanbul, il Milan perde ai rigori (chi di rigori ferisce, di rigori perisce). E chi è che sbaglia il rigore decisivo? Lui, Andrij Shevchenko.


Il calcio dà, il calcio toglie.


Nella finale di Istanbul Filippo Inzaghi era in tribuna, rammaricato di non poter aiutare i suoi compagni in campo. Due anni dopo, ad Atene, Inzaghi arriva a giocare da titolare quella gara che aveva “mancato” sul Bosforo, con gli stessi avversari.

Risultato: Inzaghi fa due gol, il Milan vince.


Il calcio dà, il calcio toglie.


Quante probabilità ci sono che in una competizione agguerritissima, dove è quasi impossibile arrivare in finale con una certa continuità, e dove da trent’anni si assiste a finali che vedono fronteggiarsi avversari sempre diversi, a soli due anni di distanza si rincontrino le stesse due squadre, Milan e Liverpool? Poche, pochissime. Eppure il destino ha concesso al Milan l’opportunità di cogliere una rivincita storica. Il Milan non poteva perdere, era scritto che il Milan dovesse riprendersi la coppa. Contro il suo incubo. Contro il Liverpool.

Poi possiamo pensare ad altri segni: il teatro di questa rivincita è stato Atene, e ciò non è casuale. Proprio Atene, la città degli dei dell’Olimpo, per riparare a un torto “divino”. Proprio Atene, dove 13 anni prima il Milan aveva vinto un’altra finale di Champions, contro il Barcellona. Proprio Atene, dove per l’ultima volta i vincitori avevano alzato la coppa in tribuna, in mezzo al popolo. Dall’anno successivo la premiazione fu spostata sul campo. Il neo presidente della UEFA Michel Platini ha ora ripristinato la vecchia consuetudine. E c’è ancora il Milan, e siamo ancora ad Atene.

Casualità, coincidenza, fato? No, la giustizia divina esiste anche nello sport.


Il calcio dà, il calcio toglie.


C’era soltanto un modo per rimarginare quella ferita aperta, per scacciare via gli incubi, per rimuovere quel maledetto trauma che aveva accompagnato noi milanisti per due anni. Rigiocare una finale, rigiocarla con gli stessi avversari, batterli. Mercoledì sera lo abbiamo fatto. Da ieri la parola Liverpool non rappresenta più un incubo. Dai ieri siamo campioni d’Europa. Per chi crede nei sogni. Per chi crede che il destino ti concede sempre un’opportunità di riscatto.



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