venerdì 12 ottobre 2007

Povertà

Dietro lo splendore delle antiche rovine, dietro il lusso e il fasto, i multiplex e i teatri, i ristoranti e le università, i musei e le gallerie, c'è un'altra Roma, nascosta, invisibile, sotterranea.
E' la Roma dei poveri, di cui nessuno parla. Non ci fai caso se sei un turista, non ti interessa se sei di passaggio. Ma viverci ti costringe a guardare con occhi più profondi la realtà.
I poveri vivono sotto i ponti che sovrastano il lungo Tevere. Vivono in mezzo alle rovine dell'antico impero, in case di cartone che si piegano al minimo soffio di vento. Vivono davanti le chiese, ad elemosinare qualche spicciolo ai fedeli che entrano, o nei sotterranei delle metropolitane, coperti di stracci e sdraiati per terra. Alcuni si spostano da un quartiere all'altro, da una metro all'altra. Altri, come la signora che incrocio ogni pomeriggio nella fermata metro "Re di Roma", stanno sempre nello stesso posto, sempre con la faccia scarna e triste, con la scodella pronta ad accogliere la carità altrui.
C'è chi ti ferma per le strade, e magari non parla una parola d'italiano. C'è chi è italiano dalla nascita e disgraziato da pochi anni, o da decenni. Ci sono quelli invadenti, che quasi pretendono un tuo atto di carità, e quelli schivi e riservati, il cui sguardo rivolto al pavimento è ormai piegato dalla fatica del vivere.
Nessuno parla di loro, ma te li ritrovi davanti in ogni zona di Roma.
Ormai, capito l'andazzo, e trovandomi nell'impossibilità economica di dare molto, esco di casa preparandomi da parte monete da 5, 10, 20 centesimi. Perchè non puoi decidere, in base a nessun criterio, di dare ai primi tre mendicanti e rifiutare ai successivi quattro. Meglio perciò dare poco ma a tutti. Non sempre ho con me questi spiccioli, e allora sono costretto a passare avanti, a ignorarli, mentre il senso di colpa mi assale e una vocina interiore mi dice quanto faccio schifo e quanto poco valgo. Una grande città come Roma ti mette costantemente di fronte a queste situazioni. Mi aiuterà a crescere, penso.

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