lunedì 19 febbraio 2007

Chi sei tu?

“Chi sei tu?”
“Io sono Sean.”
“Non ho chiesto il tuo nome. Ti ho chiesto chi sei.”
“Sono un avvocato.”
“Non ti ho chiesto che lavoro fai, ti ho chiesto chi sei.”
“Sono padre di due bambini.”
“Non ti ho chiesto questo.”
“Sono marito di una splendida donna.”
“Non ti ho chiesto il tuo stato civile.”
“Sono... un tifoso dell’Arsenal.”
“Non ti ho chiesto per che squadra tifi. Ti ho chiesto: chi sei tu?”
“Sono un uomo.”
“Bene, finalmente mi hai dato una risposta coerente, anche se... non è quella giusta.”
“Vorresti forse mettere in dubbio il fatto che io sia un uomo?”
“Niente affatto. Tu sei un uomo, esattamente come sei un avvocato, un padre, un marito e un tifoso.”
“E allora?”
“E allora c’è che tutte queste cose fanno parte di te, ma non sono te. Identificano un particolare aspetto della tua vita, ma non sono la tua vita. Non mi dicono nulla su chi tu sia veramente, sull’essenza stessa del tuo essere, sul motivo della tua esistenza. Tu ti identifichi nel tuo lavoro, nella tua famiglia, nella tua età anagrafica. Hai bisogno, come tutti, di dare un nome alle cose, di classificarle, etichettarle, marchiarle col sigillo visibile della tua ragione. Ma le cose importanti, le cose vere, non hanno nomi, non hanno etichette, non hanno marchi. Sono esattamente ciò che sono, e basta. Tu chi sei?”
“Te lo ripeto: sono un uomo.”
“Che cos’è che ti identifica come uomo? Forse il fatto che puoi pensare, o provare dei sentimenti. Ma anche un computer pensa, e anche un coniglio prova dei sentimenti. Allora cos’è che ti differenzia? Forse il tuo corpo. Il fatto che hai due braccia, due gambe, due occhi, un cuore, un fegato... ma dopo la tua morte cosa rimarrà del tuo corpo? Ossa. E poi polvere. Ecco, se io ti facessi la stessa domanda che ti ho posto finora, dopo la tua morte, potresti ancora rispondermi: sono un uomo? Che senso ha questa classificazione dopo la morte? Uomo, donna, animale, pianta, cielo, mare, cellula, atomo... sono tutti nomi che ci permettono di catalogare, sezionare, dividere, chiudere in una trappola ristretta la realtà. Ma dopo la morte, dopo il sogno, dopo l’illusione, cosa rimarrà di queste classificazioni? E allora tu non sarai più un uomo. Tu sarai te stesso. Ma adesso è troppo presto per capirlo. Adesso il tuo grado di coscienza è troppo piccolo per poterlo comprendere. E tuttavia è abbastanza grande per poter rispondere alla mia domanda. Chi sei tu?”
“Ho capito che vuoi dire, e ti rispondo: io sono un mistero, un meraviglioso mistero.”

Che ne sapete voi di me,
di me che sono ciò che sono,
e neanch’io chi sono so.

G.C.

4 commenti:

Unknown ha detto...

Chi sono io? e chi è G.C? :( non zò...

Unknown ha detto...

ah....SEI TU!!! CHE SCEMO CHE SONO!!!
Mi scusi dottore!!!!! :D :D

Anonimo ha detto...

Noi siamo i nostri pensieri! Ed è quello che ci distingue dalle macchine, non è affatto vero che un computer pensa, i computer non pensano e mai lo faranno...

...follow the white rabbit!
;)

Anonimo ha detto...

mi pare di ricordare di aver letto da qualche parte... ecco, era Borges, che siamo la somma di tutto quel che facciamo ed anche di quel che non facciamo... come la vita è 1 bivio e siamo chiamati a scegliere tra l'uno o l'altro... così, secondo me, dopo la morte resterà, in questo mondo, il nostro segno. e saremo la piaga che l'ha afflitta o ,'angelo che vi ha portato Amore. ma è proprio vero che la vita è un mistero, e con essa noi tutti... altrimenti, se fosse tutto così facile, non cerkeremmo di capirci...
adesso allora nella voce "scegli 1 identità" puoi anche aggiungere "un meraviglioso mistero" ;) tvb