giovedì 1 febbraio 2007

Io, il mio corpo e la bassezza dickensiana

Il primo passo per amare se stessi è accettare ciò che si è. Cercare di cambiare ciò che si è per diventare ciò che non si è denota il nostro comportamento nevrotico.
Soffermiamoci sull’aspetto fisico.
L’idea che la maggior parte di noi ha del suo corpo è pressappoco questa:

Il mio corpo non mi piace.

Questa idea è fondamentalmente basata su un pensiero ricorrente, che più o meno è:

Altri hanno un corpo migliore del mio.

Scatta allora il desiderio di avvicinarci al modello della perfezione (che noi identifichiamo in un corpo altrui).
Inutile dire che questo modello, culturale e ideale, (prevalentemente creato ad hoc da mass-media e agenzie pubblicitarie) non esiste nella realtà.
Una visione elevata e profonda di ciò che siamo ci porterebbe a considerare il nostro corpo perfetto per lo scopo cui è stato creato, che, con buona pace di veline e showgirl, non è quello di essere i più fighi della terra al fine di apparire in televisione o rimorchiare l’intera popolazione femminile (o maschile) ma è quello di sopravvivere dignitosamente sul pianeta Terra fino a quando il nostro spirito sarà chiamato altrove.
Siamo sempre pronti a criticare il nostro corpo, a volerlo cambiare e trasformare, a incolparlo della nostra infelicità, a considerarlo inadeguato o insufficiente. Pensiamo che ci sentiremmo a nostro agio in un altro corpo. Addirittura lo umiliamo nei nostri sogni, sognando di avere un altro corpo. Vorremmo essere più magri o più grassi, più alti o più bassi, più belli e affascinanti, col naso più piccolo e gli occhi più chiari, col mento meno pronunciato e le gambe più lunghe, con più capelli e meno brufoli.
E il nostro corpo subisce in silenzio i quotidiani affronti cui lo sottoponiamo, facendo il suo lavoro con diligenza e amore, senza ricevere in cambio nemmeno un minimo ringraziamento.
Il nostro corpo, grazie al quale possiamo camminare sulla spiaggia mirando il sole che si spegne nel mare, correre su un prato pensando a quando eravamo bambini, abbracciare un neonato e tenerlo stretto al nostro petto, piangere lacrime di gioia, chiudere gli occhi e assaporare il profumo delle rose, scoprire con gli occhi il vasto mondo che ci accoglie, accarezzare e baciare, ridere e danzare, spegnere il fuoco di una candela con le dita e accendere il fuoco della passione con uno sguardo…
Non sprechiamo il tempo a invidiare gli altri corpi! Che mondo sarebbe se tutti fossimo uguali, stessa altezza stessi colori stessa espressione?
Ognuno è perfetto così com’è.

Prendete me. Potrei lamentarmi del fatto che sono basso di statura.
Potrei invidiare i papaveri che mi guardano dall’alto.
Potrei sognare di comprare al supermarket qualche centimetro in più.
Ma se mi metto a riflettere per più di qualche secondo, ricordo a me stesso gli infiniti vantaggi che la mia condizione mi porta:

1) Chi è piccolo sta comodo in qualsiasi posto. Abitacoli delle auto, sedili stretti di aerei e cinema, piccole mansarde con tetto basso, spazi ristretti dell’autobus…

2) Essendo la maggior parte delle ragazze alla mia altezza ho il privilegio di poterle guardare negli occhi e incrociare i loro sguardi senza che siano costrette ad alzare la testa per guardarmi (il che alla lunga può anche provocare emicranie fastidiose! Eh eh!).

3) Guardo le persone più alte di me dal basso verso l’alto, ponendomi in una posizione di umiltà che, essendo francescano, mi aiuta a conformarmi al mio ideale di vita.

4) Dal basso tutto appare più grande. Mi sorprendo più facilmente della meraviglia del mondo.

5) Sono più agile e rapido nelle attività sportive (e i cari compagni di calcetto ne sanno qualcosa!).

6) Posso permettermi il lusso di nascondermi ad occhi indiscreti più facilmente (poiché occupo una massa inferiore).

7) Nei grandi raduni caotici passo inosservato, il che è un bene considerato che detesto la confusione e la folla.

8) Se una ragazza accetta un mio invito a cena sono sicuro che lo fa perché è rimasta colpita da ciò che ha visto in me e non dalla mia superba bellezza.

9) Ho la magnifica opportunità di ironizzare sulla mia altezza anticipando le battute degli altri, possibilità questa che non ha prezzo (chi ha letto il monologo del Cyrano de Bergerac a proposito del suo naso mi darà ragione).

10) La mia non è una bassezza dickensiana (intendendo dei personaggi cattivi dei romanzi di Charles Dickens) laddove per bassezza si intenderebbe:

Mancanza del senso dell’onore e della propria dignità. Mancanza di scrupoli. Malvagità.

Ovviamente ognuno può fare analoghe considerazioni sul proprio aspetto fisico.



3 commenti:

Unknown ha detto...

Qst post troppo carino!!! ehehhehe
Mi hai fatto sorridere e riflettere!! Fooooorteeee :D :D

Anonimo ha detto...

da tappo a tappo: dobbiamo dire grazie perche nn siamo un modello di perfezione altrimenti nn ci saremmo accorti di quando questo nn sia importante!

Anonimo ha detto...

potrei mandare qst articolo a tutti/tutte le straconvinti/e che non scendono dal loro piedistallo dal metro e settanta in su e non fanno altro che snobbare tutti coloro che sono più bassi loro credendosi i sovrani del mondo! peccato che la loro "altezza morale" sia molto più bassa del mio metro e 50!!!
oggi il mondo è fatto di apparenze... ed è una lotta a chi ti fa sentire una nullità... ma sai ke c'è?!!! ke questo qualcuno che vince è la persona alta, bella, spakkiosa... ma è anke la persona più insicura del mondo, e la tua infelicità è la soluzione al suo senso di solitudine nella sua insicurezza... cerkiamo di amarci un pò più per quel ke siamo!!!