giovedì 15 febbraio 2007

Imbroglioni al cinema: Clifford Irving

Che il cinema sia, sotto certi aspetti, un’arte basata sull’inganno, ce lo spiega bene Orson Welles nel suo “F come falso – Verità e menzogna” (F for fake, 1973). Il cinema, come tutte le arti, è una menzogna che dice la verità e l’artista è un illusionista. Uno dei personaggi (tutti realmente esistiti) di cui parla Welles nel film è Clifford Irving, genio dell’inganno che negli anni ’70 fece parlare di sé per quella che rimane una delle truffe più colossali della storia.

Irving, scrittore frustrato che non riesce a pubblicare il suo romanzo, ridotto al verde e a corto di idee, viene fulminato da un’idea geniale: scrivere una biografia autorizzata del magnate Howard Hughes, mitico miliardario e produttore hollywoodiano (alla sua figura è interamente dedicato il kolossal “The Aviator” (2004) di Martin Scorsese). Il problema è che Hughes è un misantropo e non rilascia interviste né si fa vedere in pubblico né mette piede fuori dal suo rifugio dorato ormai da anni. Avere contatti con lui è praticamente impossibile, come sperare dunque di convincerlo a collaborare per scrivere la biografia? Semplice: non occorre convincerlo, né parlargli, né avere contatti con lui. A Irving basta fingere, fare credere a tutti che Hughes lo conosca, provi simpatia per lui, e lo abbia incaricato di scrivere la sua biografia. E come fare per dimostrare la verità di queste affermazioni? Semplice: basta imparare a memoria la calligrafia di Hughes visionando vecchi documenti apparsi sui giornali e poi riprodurla inventando delle presunte lettere scritte dal magnate a Irving; basta saper imitare la sua voce e registrare su nastro delle conversazioni mai avvenute; basta studiare tutto sulla sua vita per saperne ogni minimo dettaglio; basta mostrare sicurezza quando si raccontano queste grosse balle per dare la sensazione di essere sinceri. La credulità della casa editrice McGraw-Hill che fiuta il colpaccio e si fida di Irving fa il resto. Hughes all’inizio non smentisce, non si fa sentire, non dice nulla, fedele alla sua vita da eremita del mondo. Quando però deciderà di parlare e di sbugiardare Clifford Irving in diretta televisiva, il biografo improvvisato dovrà pagare a caro prezzo (la galera) la trovata che gli aveva fruttato un milione di dollari.

Una storia solo divertente? Niente affatto: nella sua ricerca di materiali su Hughes, Irving troverà (o per meglio dire: sarà aiutato a trovare) documenti compromettenti che portano alla luce affari loschi tra il magnate e l’allora presidente degli Stati Uniti Richard Nixon. Dagli sviluppi di questa vicenda si approderà al Watergate (per saperne di più recuperate il film “Tutti gli uomini del presidente” (1976) di Alan J. Papula.)

La storia della truffa del secolo è raccontata in maniera avvincente ma un po’ calligrafica da Lasse Hallström nel recente “The Hoax – L’imbroglio” (2006), con Richard Gere nei panni di Irving.

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