sabato 2 giugno 2007

Un secondo

Durante la giornata capita a tutti noi di dover prendere migliaia di decisioni, dalla più importante (accetterò la sua proposta di matrimonio?) alla più banale (devo pettinarmi prima di uscire?).

Quello che spesso ignoriamo è che, in qualsiasi circostanza, sono sempre e solo DUE le decisioni che possiamo prendere, due le scelte che possiamo fare, due le strade che possiamo percorrere.

La prima scelta è LA SCELTA EGOISTICA.

La seconda scelta è LA SCELTA ALTRUISTICA.

Non ce ne sono terze, non ci sono vie di mezzo o scappatoie. Siamo chiamati a scegliere tra la prima e la seconda opzione, sempre e comunque.

Quando propendiamo per la prima scelta, facciamo ciò che riteniamo più giusto per noi. Quando optiamo per la seconda facciamo ciò che riteniamo più giusto per gli altri. Il problema è che ciò che è meglio per gli altri quasi sempre non coincide affatto con ciò che è meglio per noi. Allora nasce il conflitto, per sanare il quale siamo costretti a scegliere.

È raro (soprattutto per le scelte di quotidiana amministrazione) avere a disposizione molto tempo per compiere le nostre scelte. Il più delle volte abbiamo a disposizione solo una manciata di minuti o di secondi per prendere una decisione. Quando ci vengono poste delle domande a bruciapelo, quando qualche imprevisto ci costringe a prendere decisioni immediate, quando riceviamo una telefonata inattesa o ci imbattiamo in un incontro fortuito, non possiamo pretendere di riflettere sul da farsi come un filosofo chiuso in una stanza, o di rinchiuderci nella cabina di un quiz magari per chiedere “l’aiutino” da casa. Dobbiamo dire SI’ o NO. Dobbiamo decidere se fare o non fare una cosa. Dobbiamo scegliere tra l’egoismo e l’altruismo.


Se mentre guidi in macchina e hai una fretta indiavolata incroci un autostoppista che ti chiede un passaggio.


Se sei invitato alla festa di un tizio che non sopporti ma che è stato sempre gentile con te e hai tre secondi per accettare o meno l’invito.


Se tua suocera ti chiede di andarla ad accompagnare dal medico proprio mentre stai guardando il Gran Premio finale del mondiale di formula 1 a cui tieni tanto.


Se un amico ti chiede un prestito immediato nel momento in cui hai problemi finanziari.


Se sei seduto sull’autobus, distrutto dopo una lunga giornata, e vedi entrare un’anziana signora che non ha dove sedersi.


Se mentre sei sdraiato in spiaggia vedi un bambino che annaspa al largo e sta per annegare.


Se tua moglie ti chiede di rinunciare a una cosa a cui tenevi particolarmente per farla contenta.


Se il vicino di casa organizza una festa rumorosa per festeggiare il suo cinquantesimo compleanno e tu vorresti chiamare la polizia perché la musica ti impedisce di leggere il tuo romanzo preferito.


In tutte queste circostanze, possiamo scegliere. Egoismo o altruismo. Non ci sono altre vie. Il punto è che, quando dobbiamo prendere una decisione immediata, nove volte su dieci l’istinto ci fa propendere per la scelta egoistica. La nostra prima reazione è quasi sempre egoistica, non si scappa.


L’autostoppista può rimanere dov’è perché IO non ho tempo da perdere.

Alla festa non ci vado perché IO mi annoierei a morte.

Mia suocera può farsi accompagnare da qualcun altro perché IO mi devo vedere il Gran Premio.

Il mio amico dovrà arrangiarsi perché IO non posso aiutarlo.

La signora anziana sarà pure anziana, ma IO sono stanchissimo.

Il bambino sta annegando, ma IO non so nuotare bene e affogheremmo insieme se mi gettassi in acqua.

Mia moglie è capricciosa e IO devo farle capire chi comanda in casa.

Ora chiamo la polizia così quello lì la finisce e IO posso leggere in santa pace.


Ecco probabilmente le nostre prime reazioni. Ecco ciò che il nostro primo istinto ci porta a scegliere. Chi crede che non sia così o non si conosce o è un santo. Escludendo la seconda ipotesi (non me ne vogliate, ma la santità oggigiorno è rara) ci farebbe comodo riflettere sulla prima.

Siamo dunque schiavi del nostro egoismo, incapaci di slanci altruistici, schiacciati dal nostro istinto egocentrico e autoconservatore? Per fortuna no.

Per fortuna (anzi, per scelta) la natura ci ha donato di un meccanismo infallibile (chiamatelo coscienza, senso di colpa, senso della giustizia o come vi pare) che scatta automaticamente, esattamente UN SECONDO dopo che abbiamo preso una decisione egoistica.

Dopo quel secondo, una voce interiore ci urla (raramente è un sussurro, alla voce interiore piace gridare!) che abbiamo commesso un errore, che la scelta che abbiamo istintivamente compiuto è sbagliata, che dobbiamo prendere l’altra strada, quella dell’altruismo, anche se in apparenza essa presenta solamente svantaggi.

E’ in quel momento, lucido e preciso, che capiamo e sappiamo, senza ombra di dubbio, ciò che realmente dobbiamo fare, e cioè:


Fermarci e dare il passaggio all’autostoppista, perché LUI ha bisogno del nostro aiuto.

Accettare l’invito del tizio, perché LUI ha piacere di vederci.

Accompagnare la suocera dal medico perché LEI ce lo ha chiesto.

Prestare quel che possiamo all’amico perché LUI è in difficoltà.

Alzarci e fare sedere l’anziana signora perché LEI ha più bisogno di noi di riposarsi.

Tuffarci in acqua e salvare il bambino perché la SUA vita è importante.

Rinunciare a qualcosa per nostra moglie perché LEI ne sarebbe felice.

Accettare il baccano del vicino perché per LUI è un’occasione speciale.


Una volta che la nostra voce interiore ci ha chiarito il da farsi, può darsi che ormai sia troppo tardi, e che abbiamo già preso la decisione “sbagliata”.

Tuttavia, nove volte su dieci, siamo ancora in tempo per ritrattare e correggere il nostro errore, proprio perché la consapevolezza che sia un errore subentra appunto UN SECONDO dopo l’errore stesso.

A quel punto siamo chiamati ad ingaggiare una lotta furiosa con il nostro orgoglio, il quale è un damerino furbo e seducente che cercherà in tutti i modi di impedirci di rimediare al torto, convincendoci che in fondo la nostra scelta non era del tutto egoistica, che noi abbiamo avuto le nostre buone ragioni per decidere così, che non siamo perfetti e non potremo mai esserlo, che ormai la frittata è fatta…

Se riusciremo a sconfiggerlo, rimedieremo al nostro errore immediatamente. Solo così potremo prendere, finalmente, la decisione giusta. Il sollievo che dopo ci avvolgerà non ha eguali, e chiunque abbia mai sperimentato che l’amore dato è mille volte più forte e meraviglioso di quello ricevuto saprà di cosa sto parlando.

Rinunciare a se stessi per gli altri è molto difficile, ma ogni singolo giorno possiamo farlo, centinaia di volte.


Io, ad esempio, avrei voluto passare il primo pomeriggio a riposare o a leggere. Non mi andava affatto di accendere il computer e scrivere questo pezzo.

Dovevo scegliere: fare quello che volevo, quello che IO desideravo per me, oppure fare qualcosa che poteva essere utile agli ALTRI.

Subito ho deciso che, avendo piena libertà di scegliere, sarebbe stato masochistico rinunciare a ciò che volevo fare. Ho optato per la scelta egoistica.

Poi è passato UN SECONDO.

E dopo quel secondo ho sentito una voce interiore che mi diceva che forse i pensieri che ho cercato di comunicare sopra potevano essere utili a qualcuno.

Così ho accettato la verità che IO avevo torto, e che ero solo il solito egoista. Ma ho anche capito che potevo rimediare, tornare indietro e fare ciò che sentivo era giusto fare.

Ciò che sentivo che era giusto fare l’ho fatto, ed ecco materializzarsi questo lungo e tortuoso pensiero che ho espresso.

Naturalmente tutto questo mi tornerà utile in futuro, perché il bene che facciamo torna sempre indietro moltiplicato per cento. E da ora in poi, prima di prendere qualunque decisione, attenderò quel secondo fatidico. Poi deciderò.



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