venerdì 2 maggio 2008

Lettera del figlio di un lavoratore

Caro Gesù bambino,
ti scrivo questa lettera perché voglio chiederti una cosa. Scusa se ti disturbo, di solito scrivo a Babbo Natale, ma siccome ancora manca assai tempo al Natale e la mamma mi ha detto che lui per ora è in vacanza, mi rivolgo a te.
L’altro giorno Matteo, il mio compagno di banco, non è venuto a scuola. La maestra ci ha detto una cosa bruttissima, e cioè che il padre di Matteo è morto mentre era al lavoro. Matteo a me sta antipatico, perché mi ruba sempre l’astuccio e non mi fa giocare con le sue figurine, però io sono triste per lui perché ha perso il suo papà. Io credevo che uno va a lavorare per prendere i soldi che servono per vivere. Invece suo papà è andato a lavorare ed è morto.
Allora quando sono tornato da scuola ho detto al mio papà che non voglio più che lui va a lavorare, perché io non voglio che un giorno anch’io non vado a scuola come Matteo perché lui è morto. Ma lui mi ha detto che deve andare a lavorare per forza, sennò chi me li compra il cibo e i libri di scuola e i vestiti? Allora io gli ho detto che mi posso fare prestare i libri di scuola dai miei compagni, e che non mi interessa avere vestiti nuovi, e che posso rimanere qualche giorno senza mangiare, però io non voglio che lui muore, perché senza di lui non posso stare.
Il mio papà si è messo a piangere, e io ero triste perché ero stato io a farlo piangere. Poi mi ha detto di non preoccuparmi, che non gli succederà niente e che morirà quando sarà tanto tanto vecchio e io sarò già grande e avrò un lavoro pure io. Io gli ho detto che va bene, ma solo per farlo smettere di piangere. Però non va bene, e io ti scrivo per chiederti di proteggere il mio papà che fa l’operaio e lavora in una grande fabbrica fuori città. Se vuoi ti mando un disegno della fabbrica, così tu sai dove lavora il mio papà e puoi proteggerlo meglio. Grazie per avermi ascoltato, io confido in te.

Mirco

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