mercoledì 24 gennaio 2007

La paura del fallimento

La paura del fallimento è uno degli ostacoli più ardui da superare per approdare alla meta cui siamo destinati.
Se abbiamo un talento (anzi, scusate, cancellate l’affermazione precedente, poiché tutti hanno un talento…).
Siccome abbiamo un talento, ce l’abbiamo per uno scopo. Perciò l’unico modo per non manifestare il nostro talento e non farlo fruttificare è pensare di non averlo. Infatti la mancanza di fiducia nelle nostre capacità crea una visione pessimistica della realtà che inevitabilmente condurrà al fallimento. Ovviamente noi attribuiremo il fallimento non alla nostra visione distorta della realtà, ma alla nostra mancanza di capacità o talento.
Per talento intendo virtù, e non occorre eccellere in qualche strana e particolare attività per capire di possedere delle virtù. Ancor più appropriato del termine virtù sarebbe il termine vocazione. Pur ammettendo che tale termine presupponga una visione più spirituale della vita, lo adotto trovandomi più a mio agio con le sue implicazioni.
Ecco, mettiamola così: tutti noi abbiamo una vocazione. C’è chi ha la vocazione al sacerdozio, e chi ha la vocazione al matrimonio. C’è chi ha la vocazione del genitore, e chi ha la vocazione del missionario. C’è chi ha la vocazione per il potere e chi per l’anonimato, c’è chi ha la vocazione per la musica e chi per il teatro. Citando Hesse, c’è chi ha la vocazione per il pensiero e l’ascesi (Narciso) e chi per l’arte e la vita errabonda (Boccadoro).
Ognuno di noi è chiamato a diventare qualcuno, è proiettato verso una destinazione naturale (non mi soffermo a discutere sull’atavica questione tra predestinazione e libero arbitrio, sennò si fa notte!) cui può aderire solo nell’istante della consapevolezza. Conoscere la propria vocazione (anzi, le proprie vocazioni) è una benedizione. Il problema nasce quando ci troviamo nell’inconsapevolezza o quando sbagliamo certe valutazioni su noi stessi. Allora dovremmo porci degli interrogativi seri a riguardo:

Se sono arrivato al quarto divorzio, forse non avevo la vocazione al matrimonio.

Se mi pesa maledettamente osservare le regole di castità, obbedienza, povertà della Chiesa, forse devo riconsiderare la mia vocazione al sacerdozio.

Se ho abbandonato mio figlio e sua madre fuggendo all’estero e ora chiedo alla mia nuova compagna di far abortire il frutto del nostro amore, forse non ho la vocazione del genitore.

Se ogni sera quando finisco di cantare al piano-bar la gente mi fischia, nonostante io voglia arrivare a Sanremo, forse la mia vocazione al canto è una mia illusione.

E’ importante capire la propria vocazione, scoprire i propri talenti, far crescere le proprie virtù. E non arrendersi mai, perseverare sempre, far emergere l’enigmatica e misteriosa fonte di splendore custodita nel fondo delle nostre anime.
In ogni campo, da quello sociale a quello affettivo, da quello religioso a quello politico, da quello sportivo a quello artistico, il fallimento può essere un’occasione di riscatto per chi crede nelle proprie capacità, e un efficace vaccino contro un’eventuale prossima caduta.
Non dobbiamo avere paura del fallimento, ma ricordarci che tutti possono fallire, come dimostrano gli esempi sotto elencati (sono solo alcuni tra centinaia di migliaia):

Ludwig Van Beethoven maneggiava con difficoltà il violino. Il suo insegnante lo definiva senza speranza come compositore.

Walt Disney fu licenziato da un direttore di giornale per mancanza di idee. Fallì molte volte prima di costruire Disneyland.

Albert Einstein fu definito “mentalmente ritardato” dal suo insegnante. Fu espulso dalla scuola e gli venne negata l’ammissione al politecnico di Zurigo.

Henry Ford fallì e si ridusse al verde cinque volte prima di avere finalmente successo.

Winston Churchill fu bocciato in prima media. Divenne primo ministro a 72 anni.

Diciotto case editrici rifiutarono a Richard Bach il racconto Il gabbiano Jonathan Livingston. Pubblicato finalmente nel 1970, in cinque anni vendette sette milioni di copie soltanto negli Stati Uniti.

Babe Ruth, considerato dagli storici il miglior giocatore di Baseball di tutti i tempi, detiene anche il record di eliminazione dopo tre strike.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Secondo me sono malato di mente ,ho la malattia del gioco d'azzardo e ho sempre avuto problemi con il lavarmi i piedini