martedì 9 gennaio 2007

Le petit prince

Ogni libro che ci ha segnato, lasciando nel cuore una traccia indelebile, è accompagnato dal ricordo del luogo in cui è stato letto la prima volta.
Qualche anno fa mi trovavo a San Giovanni Rotondo, in Calabria. Ero deluso, perché ero andato a porgere i miei omaggi a Padre Pio da Pietralcina, umile frate francescano che visse la sua vita all’insegna della sobrietà e della semplicità, e mi ero ritrovato in una baraonda di turisti e venditori più o meno devoti i quali smerciavano senza ritegno: il portachiavi di Padre Pio, il posacenere di Padre Pio, il boccale di birra di Padre Pio, Padre Pio soprammobile e Padre Pio tascabile! Nemmeno Barbie in molti anni di onorata carriera è arrivata a tanto (e però che ne dite di vendere, anziché “la casa di Barbie”, “il convento di Padre Pio”?). Sdegnato dall’imperante mercificazione della fede, dal fatto che il convento dove il santo aveva vissuto fosse circondato da alberghi a quattro stelle e venditori di statuette, una sera mi rifugiai in camera e decisi di aprire il mio libro da viaggio (porto sempre con me un libro da viaggio).
Si trattava di un piccolo volumetto acquistato qualche settimana prima dal titolo affascinante: “Il piccolo principe”, il cui autore, un certo Antoine de Saint-Exupéry, era a me ignoto.
Lo lessi in due notti e da allora non sono più lo stesso.
Forse il mondo si divide in due categorie: chi ha letto “Il Piccolo principe” e chi non l’ha ancora letto. Non che il libro mi abbia rivelato chissà quali portentose verità, ma le ha semplicemente fatte venire a galla. Le ha rimosse dal profondo anfratto dell’anima in cui si erano rifugiate per anni.
Mi ha ricordato che se una volta divenuti adulti uccidiamo scientemente il bambino che è in noi, soffocandolo e negandogli il diritto a vivere, siamo destinati a una lenta e inconsapevole morte.
Altri libri ho amato e amo di più, ma “Il piccolo principe”, unico nel suo genere e magnifico nella sua sublime semplicità, merita un posto speciale sul mio comodino.

Domando perdono ai bambini di aver dedicato questo libro a una persona grande. Ho una scusa seria: questa persona grande è il miglior amico che abbia al mondo. Ho una seconda scusa: questa persona grande può capire tutto, anche i libri per bambini; e ne ho una terza: questa persona grande abita in Francia, ha fame, ha freddo e ha molto bisogno di essere consolata. E se tutte queste scuse non bastano, dedicherò questo libro al bambino che questa grande persona è stato. Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di esse se ne ricordano).
(A. De Saint-Exupéry, Il piccolo principe)

1 commento:

Anonimo ha detto...

ti sbagli! c'è una terza categoria, alla quale in questo caso io appartengo: quella che dopo aver letto gran parte del libro, decide di lasciarsi prendere da tristi pensieri, di accantonarlo e di lasciarlo lì, incompleto, finché qualcuno non ti ricorda che forse varrebbe la pena ricominciare daccapo ed arrivare fino alla fine!!!