giovedì 25 gennaio 2007

Lo sciopero della morte

Qualsiasi gesto, qualsiasi azione, qualsiasi parola è condizionata dall’atavica paura della morte.

Noi sappiamo che oggi siamo qui e ora, ma sappiamo anche che un domani non saremo più, non saremo più ciò che ora siamo ma qualcosa di diverso.

Ogni secondo ci avvicina alla morte e ci toglie un pezzetto di vita.

E noi non capiamo, non vogliamo capire, lottiamo furenti e orgogliosi contro l’invisibile disegno di cui ci sentiamo vittime.

L’uomo che non ha mai avuto paura di morire non è uomo, non è creatura, non è niente. Chiunque convive o ha convissuto o convivrà prima o poi con l’inevitabile certezza di non abitare in eterno il proprio corpo e la propria esistenza terrena, e con il conseguente angoscioso terrore che la segue, può capire.

E allora, nei sogni senza prezzo che ci visitano come nebbie mattutine, possiamo sognare che un giorno, per un qualche accidente del caso, la morte, questa odiata temuta riverita morte, entri in sciopero e ci lasci in pace.

Già. E se la morte scioperasse?

Se nessuno morisse più… Nessuno.

Se l’oscura mietitrice si dimenticasse del suo compito secolare per farsi una bella vacanza in mondi lontani e inaccessibili, lasciandoci le nostre vite, giovani o vecchie, belle o brutte che siano, ma pur sempre vite?

Cosa accadrebbe all’umanità? Cosa accadrebbe a un’umanità in cui nessuno muore, si vive in eterno, la popolazione aumenta a dismisura e i becchini perdono il lavoro?

Ponendosi questa domanda, e dandosi mille risposte, il Premio Nobel portoghese José Saramago ha scritto il romanzo “LE INTERMITTENZE DELLA MORTE” (2005, Einaudi editore).

Lucido, surreale, profondo, magnifico.

Uno dei rarissimi capolavori della letteratura contemporanea, che inizia così:

“Il giorno seguente non morì nessuno. Il fatto, poiché assolutamente contrario alle norme della vita, causò agli spiriti un enorme turbamento, cosa del tutto giustificata, ci basterà ricordare che non si riscontrava notizia nei quaranta volumi della storia universale, sia pur che si trattasse di un solo caso per campione, che forse mai occorso un fenomeno simile, che trascorresse un giorno intero, con tutte le sue prodighe ventiquattr’ore, fra diurne e notturne, mattutine e vespertine, senza che fosse intervenuto un decesso per malattia, una caduta mortale, un suicidio condotto a buon fine, niente di niente, zero spaccato.”

A tutti coloro che hanno avuto almeno una volta paura della morte, e cioè a tutti gli esseri umani, consiglio di proseguire la lettura recandosi nella libreria più vicina.

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